#: locale=it ## Tour ### Description ### Title tour.name = Gromo Losa ## Media ### Title panorama_C022EC56_F58F_A856_41D9_EB422764B8D4.label = GROMO LOSA 07 panorama_CCC72180_F58D_D8AA_41DD_2E404DF13FC1.label = GROMO LOSA 08 panorama_D2087CC0_F487_E8AA_41E0_B7361080F582.label = GROMO LOSA 06 panorama_E18E2F47_F483_A9B6_41E7_655B505D8D85.label = GROMO LOSA 04 panorama_EC2D2F7F_F484_E856_41E3_8B10FEFB8F26.label = GROMO LOSA 05 panorama_F3D434B4_E01C_947C_41D6_234CFD804734.label = GROMO LOSA 01 panorama_F451DBD8_E01F_9C34_41DC_B45250665372.label = GROMO LOSA 02 panorama_F4C72BB7_E60B_8C8D_41E3_051C190196D3.label = GROMO LOSA 03 photo_0308C5FE_19DC_9B3A_41B6_DC13F48A44EC.label = dittico photo_0EE697F5_19CC_674E_4169_8EB5B5BD0353.label = cavallo photo_1C08A894_0A84_E96A_41A4_FD80265D0177.label = leonessa photo_1E33C01A_0A87_D99E_419B_5949459B19F7.label = orso photo_1E8671FE_0A8C_DA96_4180_9A6E499AD1D7.label = 1 photo_68707DAD_2AC4_ABDE_41B5_074F35A3EFF3.label = dittico2 photo_A427A53A_F484_D9DE_41C6_1EB6EDC254FF.label = peonia photo_A5E48E33_F485_ABEE_41E3_FB454E5660BD.label = cacao photo_A88889DC_F485_A85A_4178_8467F1A0044A.label = passiflora photo_BBA6F4A3_F49C_D8EE_41D4_E1D0F4622F93.label = Leoni_2018_Mata pau 02_acquarello su carta_103x72 photo_C08B2DDB_F583_685E_41E0_9CF50F56DAB4.label = 01 - monumental lion head 2 photo_D9084506_F584_D9B6_41C3_6970F233D2C1.label = 05 - Standing (asiatic) cheetah 2 photo_E0570E3F_FB7A_1C7D_41EF_4EC8CAF7A153.label = tartaruga photo_E0A0FD70_F48C_A86A_41DF_186B7FA420B2.label = Mello, (Curioso)Osservatore, 2019, composito e pigmento, cm 141x100x42 photo_E1177289_F484_D8BA_41EC_6B8341804253.label = 5_Mello_Banane photo_E1383D00_FB8A_1C03_41D5_1DE6F929669F.label = lemure photo_E16ECFFF_F485_A856_41E5_AF33D60ED9D3.label = 1_Mello_Cibando il pappagallo_1 photo_E243AF5B_FB7A_3C05_41DA_97DA948BCBA4.label = alberitramontonevoso photo_E3B1BE24_FB7E_1C03_41D8_47C521ECFD3E.label = macaco2 photo_E6AF3C10_F48C_AFAA_41E5_0F648C6C463E.label = 6_Mello_Spia photo_E7409B19_F485_69DA_41E6_AC2BC3726758.label = Leoni_Erythrina speciosa_acquerello su carta Arches_ cm 100x70 photo_E79BE8D5_F485_68AA_41D2_47DB59F65DB2.label = Leoni_2017_Ipe roxo_acquarello su carta_114x164 photo_E85341F2_FA86_0407_41AB_BBB8BA97DCC1.label = sterna photo_E9EBFD46_FA9E_3C0F_41BE_C608194B97CC.label = cigni photo_EA0C913F_FAFA_047D_41D8_8DE317E6DCFC.label = giraffa photo_EA833DD2_FA8A_1C07_41D6_6F715BC13424.label = orso photo_EBC9CE31_FAFA_1C05_41DC_78B2B210CC61.label = lago copia photo_ECC3D10B_FA8A_0405_41E2_58EDA24EDD9E.label = lion_bronze photo_EDFE6D8A_FA86_1C07_41D5_747691DE0DD5.label = orango2 photo_EE29157A_FA8A_0C07_41D8_E1E5CA608916.label = orsobiancoluna photo_EE54A60F_FA8E_0C1D_41E9_5797B579881F.label = leopardo photo_EF092463_FABA_0C05_41E2_16390761761C.label = orsobiancoroccia photo_EF618257_FA8A_040D_41EF_51FD18036AF1.label = orsobianco photo_F45CF9DA_FA8E_0407_41B9_F588F2A2AAE9.label = fenicotteri photo_FBB897B9_F484_D8DA_41E3_8D11566FCB9D.label = 8_Mello_Endangered photo_FBBA8884_F484_E8AA_41D6_C37CC3CDCB23.label = Leoni_2017_Victoria amazonica_Acquerello su carta_70x100 photo_FBBAACE7_F484_E876_41EA_C07EAF6C77AE.label = Mello_Jaguar-animal _Sculture in ceramica photo_FBBAB961_F484_E86A_41EA_4B27B0AF6598.label = Leoni_2018_Prugno_IT_acquarello su carta_101x65 photo_FBBAEDBB_F484_E8DE_41E5_857856E13DA8.label = Mello, Si torna a casa 2018, ceramica, inox, pigmento, cm 74x27x31 (particolare) photo_FBBAFA2D_F484_EBFA_41EA_F135830FFCBC.label = Leoni_2019_Melo_tempera su fondo oro_cm 90x120 copia ## Popup ### Body htmlText_B4B14A98_F583_E8DA_41D2_E609BDBCF557.html =
Marco Gaiotti
Visione astratta della Deadvlei all’alba
Namibia
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Jürgen Lingl
Busto di leonessa
Bronzo
21x17x18 cm, 2017
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Jürgen Lingl
Busto di leone,
Bronzo
26,5x20x20 cm, 2018
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Marco Gaiotti
Babbuino gelada dopo un forte temporale estivo
Etiopia
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Marco Gaiotti
Orso polare a riposo sotto la luna piena
Karl XII Øya, Svalbard 2013
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Jürgen Lingl
Leone della speranza
Legno di abete, 182x138x150 cm, 2019
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Marco Gaiotti
Tartarughe verdi
Big Island, Hawaii
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Presentazione Arte
Nel corso delle ultime edizioni il Festival ha ampliato i suoi interessi verso una visione più pop di Selvatica, con mostre che hanno accolto artisti aderenti a un genere artistico più concettuale e di tendenza. Con l’ottava edizione si è voluto tornare a una dimensione più rigorosa del legame fra arte e natura attraverso la selezione di quattro artisti che per loro scelta, da sempre, hanno una profonda conoscenza dei temi che trattano e nel dubbio hanno l’umiltà di appoggiarsi alla consulenza di esperti antropologi, botanici, etologici e naturalisti per esercitare il proprio talento artistico.
La decisione del rigore ha le sue radici nelle riflessioni sviluppate negli ultimi mesi a seguito della crisi sanitaria mondiale, che ha fortificato l’impegno dei curatori del Festival verso una divulgazione del rapporto fra arte e natura nell’espressione di una sempre maggiore conoscenza, amore e soprattutto rispetto dei fenomeni naturali. Il fine, attraverso la spettacolarità del gesto di pittori e scultori, è quello di assolvere al ruolo di veicolo formativo e divulgativo delle forme e delle regole della natura, che Selvatica si era prefissata sin dalla sua prima manifestazione, molti anni fa.
Sappiamo che il legame fra artisti e studiosi di materie scientifiche ha radici molto forti e lontane e ha in seno centinaia di relazioni, storie e aneddoti che hanno alimentato la diffusione del sapere sia all’interno del mondo scientifico, sia verso un pubblico più ampio. Infatti sin dagli albori di ogni ricerca e osservazione scientifica, in particolare quella naturale, agli artisti è stato affidato il delicato compito di testimoniare le scoperte al fine di condividerle con altri studiosi e divulgarne i contenuti. Un ruolo determinante per la crescita e lo sviluppo di tutte le scienze. Con l’evoluzione tecnologica da un lato e l’esigenza d’innovazione artistica dall’altro tale ruolo si è sempre più ridotto fino a divenire più frequentemente un semplice spunto d’ispirazione, privato della sua funzione primaria.
Evidentemente, come in ogni campo, le eccezioni non mancano e per ogni epoca, luogo e tema vi sono eccellenti talenti che pur nella novità stilistica, tecnica o interpretativa conoscono in profondità ciò che rappresentano e sanno trasferirlo con puntualità, sapendosi adeguare al linguaggio artistico contemporaneo e divenendo di volta in volta autori di denuncia, testimonianza, divulgazione o narrazione.
Lorenza Salamon
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Margherita Leoni
La pittura botanica è lo strumento più efficace per gli scienziati per studiare le piante, il cui patrimonio mondiale, si stima, ci è ancora ignoto del 85%, nonostante le 8,7 milioni di specie di piante catalogate. E ancora oggi le scoperte in ambito botanico ci vengono in aiuto al fine di risolvere malattie altrimenti inguaribili.
Gli artisti botanici sono stati nel passato intrepidi personaggi che si sono addentrati nelle foreste, hanno affrontato deserti, si sono inerpicati sulle alture più impervie per scovare e rappresentare la flora; e i loro disegni ed acquerelli sono alla base delle nostre conoscenze del mondo vegetale. Ancora oggi alcuni artisti botanici assolvono questo compito, fra questi spicca Margherita Leoni che ha vissuto oltre dieci anni in Brasile, che sin dai suoi esordi è stata affiancata da esperti botanici, come Lorenzo Rota direttore dell’orto botanico di Bergamo, che si sono appoggiati al suo talento artistico per approfondire i propri studi.
Forte di un talento tecnico fuori dal comune e una capacità d’impaginazione innata, la pittrice d’origine bergamasca ha dato vita ad acquerelli di grande dimensione, tutti ripresi dal vivo, coniugando ambizioni scientifiche e rappresentazioni di rara bellezza.
Abilità che l’hanno resa protagonista di numerose esposizione museali di respiro internazionale, compresa una mostra ai Kew Gardens, nel 2015.
E, per la prima volta esporrà sul territorio piemontese in occasione del festival Selvatica, alla sua ottava edizione.
Lorenza Salamon
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Luciano Mello Witkowski Pinto
Si torna a casa
Ceramica-inox, pigmento blu
74x27x31 cm, 2010
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Marco Gaiotti
Orso polare
Svalbard 2013
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Jürgen Lingl
Testa di cavallo
Legno
200x80x30 cm, 2018
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Marco Gaiotti
Un lemure nelle foreste umide lungo la costa orientale del Madagascar
Madagascar
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Jürgen Lingl
Busto di orso nero
Legno,
170x70x60 cm, 2019
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Marco Gaiotti
Orango di Sumatra nella foresta primaria Indonesia, 2017
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Luciano Mello Witkowski Pinto
Endangered (cerbiatto brasiliano)
composito e pigmento,
48x61x39 cm, s.d.
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Marco Gaiotti
Orso polare sull’Isola di Karl XII
Svalbard
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Marco Gaiotti
Cigni selvatici in una mattina nebbiosa sul Lago Kussharo
Hokkaido (Giappone)
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Margherita Leoni
Melo
Tempera su foglia oro,
90x120 cm, 2019
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Jürgen Lingl
Lupo europeo al passo
Legno
110x125x42cm, 2019
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Marco Gaiotti
Orso bruno a pesca di fronte ai colori autunnali,
Katmai, Alaska, 2017
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Marco Gaiotti
Visione astratta del Lago Nakuru Kenya
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Marco Gaiotti
Leopardo a riposo nel Serengeti
Tanzania, 2019
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Marco Gaiotti
Sterna artica di fronte all’arcobaleno
Isole Svalbard
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Presentazione Fotografia
La fotografia ancora protagonista nella narrazione della natura intorno a noi, con una visione più allargata dell’obbiettivo che ci consente uno sguardo soprattutto rivolto alla ormai obbligata tutela di quella wilderness che ogni anno si riduce sempre più.
Quest’anno abbiamo dedicato una personale a Marco Gaiotti e al suo progetto HABITAT, uno sguardo trasversale sull’ambiente in cui vivono i grandi animali selvaggi del mondo, proprio per sottolineare questa scelta che per noi diventa sempre più imprescindibile, quella di guardare con costanza e attenzione al contesto. Marco sarà presente con una serata nel nostro programma per raccontarci dal vivo il suo lavoro.
E poi ancora il concorso Glanzlichter, sempre più vitale, sempre più curato e partecipato e che ha superato le trenta edizioni. Una certezza di qualità e di grande stimolo soprattutto perché teatro privilegiato per le visite delle scuole e per i laboratori didattici che ruotano intorno a questa esposizione che racconta la natura del mondo. Insostituibile per coinvolgere ogni anno i più piccoli verso un tema sempre più centrale e stimolare i più grandi a nuovi traguardi fotografici. E poi il concorso Nord Ovest Naturae, quarta edizione che conferma sia in termini di partecipanti che di immagini il valore sia fotografico sia di report sul territorio intorno a noi i messaggi delle passate edizioni. Quest’anno due sezioni in più, una legata al territorio dell’Oasi Zegna, grande spazio naturalistico biellese che negli ultimi anni è diventato meta di chi è alla ricerca di ampi spazi naturali, e una - che abbiamo chiamato #NaturalMenteDaCasa - per permettere a chi stava nella sua residenza durante il lockdown di potersi affacciare alla finestra per catturare immagini di una natura che in quei mesi si era riappropriata anche di diversi spazi urbani. Ecco allora che la natura sotto casa ci sembra anche più bella di quello che ci aspettavamo. Al Fotoclub Biella - storico partner di Selvatica - abbiamo chiesto da quest’anno di realizzare una multivisione montata con le loro immagini di Roberto Tibaldi, fotografo piemotese legato fortemente al tema delle multivisioni, un modo wide format di parlare di natura. A Selvatica insomma la fotografia è ancora una volta protagonista per raccontare cosa c’è da vedere nei vari luoghi del mondo ma anche per mettere, nero su bianco, quella necessità impellente di metterci nella condizione di comprendere che il tempo dell’attesa è ormai finito e che non possiamo più rimandare di occuparci di ambiente e della sua sua protezione.
Fabrizio Lava
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Jürgen Lingl
Ghepardo in piedi
Legno di abete,
134x145x30 cm, 2019
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Luciano Mello Witkowski Pinto
Jaguar-uomo
composito e pigmento blu
30x72x140 cm, 2019
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Luciano Mello Witkowski Pinto
Cibando il pappagallo
Bucchero argentato
105x45x50 cm, 2007
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Margherita Leoni
Erbe
Acquerello e matita su carta, 50x70 cm, 2013
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Luciano Mello Witkowski Pinto
Banane
Ceramica, pigmento blu egiziano
10x32x20 cm, 2014
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Margherita Leoni
Erythrina speciosa
Acquerello su carta,
100x70 cm, 2014
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Margherita Leoni
Ipe roxo
Acquerello su carta, 114x164 cm, 2017
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Margherita Leoni
Mata pau
Acquerello su carta,
103x72 cm, 2018
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Margherita Leoni
Cacao
Acquerello e matita su carta, 50x70 cm, 2013
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Marco Gaiotti
Giraffa solitaria nella vastità della Piana di Etosha
Namibia, 2016
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Margherita Leoni
Passiflora tricuspis
Acquerello su carta,
70x50 cm, 2009
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Marco Gaiotti
Wide view
Ecco quello che cercavamo, lo abbiamo detto negli anni passati che serviva una visione più allargata dello spazio in cui gli animali selvatici possono vivere, che il teleobiettivo è un gran bel mezzo per ritrarre e scovare il nostro punto di sguardo lontano ma che serve capire cosa è rimasto dell’habitat naturale dopo il lavoro millenario dell’uomo. Già il concorso fotografico tedesco ci aiuta ad orientarci con le sue sezioni, ma in questo lavoro ritroviamo proprio lo spirito che cercavamo. Il progetto fotografico HABITAT di Marco Gaiotti quindi si propone, attraverso la fotografia naturalistica ambientata, come enfatizzazione del “selvatico” nel contesto in cui esso è inserito. La fotografia si carica di significato quando l’ambiente circostante caratterizza fortemente l’immagine, ed il vero soggetto ritratto sembra proprio essere l’habitat naturale. La mostra raccoglie immagini provenienti in maniera trasversale da ogni parte del mondo, ma che hanno come comune denominatore l’ambiente che circonda l’animale ritratto. Dai ghiacci dell’Artico alle zone aride dell’Africa, dall’inverno giapponese ai picchi della Cina centrale. In un’epoca in cui la pressione antropica aggredisce come mai in passato la Natura del pianeta, è importante sottolineare come l’85% delle specie, considerate a vari livelli a rischio estinzione secondo l’IUCN, sia minacciato dalla scomparsa dell’habitat.
F. L.
Marco Gaiotti nasce a Genova nel 1983. Nel 2007 scopre, quasi per caso, gli ambienti selvaggi dell’Africa Australe, e con essi la passione verso la fotografia naturalistica, che lo spinge ogni anno a esplorare gli habitat più incontaminati del nostro pianeta. Nel 2009 trascorre un mese in Alaska ad osservare la fauna e gli spettacolari paesaggi locali, in completa autonomia, campeggiando nella natura selvaggia. Da questa esperienza cresce in lui la voglia di dare un tono più professionale alla passione per la fotografia.
Nell’autunno del 2013 partecipa ad una spedizione alle isole Svalbard, pochi giorni prima della notte artica. I risultati di questa avventura fotografica si traducono in pubblicazioni sui più importanti quotidiani internazionali, fra le quali una stampa a doppia pagina sull’edizione cartacea del ‘The Guardian’.
Si segnalano infine alcuni riconoscimenti nei principali concorsi internazionali di fotografia naturalistica, fra i quali: Il SONY WPA (Open Shortlist), Il primo premio nella categoria “Conservation Story” al Nature’s Best, Windland Smith Rice International Awards, concorso indetto dallo Smithsonian Museum e Il premio assoluto al Memorial Maria Luisa. Altri riconoscimenti sono stati ottenuti ad Asferico, GDT European Photographer of the Year, Montphoto, Oasis, Glanzlichter, SIPA, Nature Photographer of the year, Global Arctic Awards.
Marco ha inoltre ottenuto un dottorato di ricerca in ingegneria navale nel 2012, e attualmente lavora come professore associato di costruzioni navali all’università di Genova. La sua lunga passione per la montagna e la neve lo ha infine portato a diventare maestro e allenatore di sci alpino.
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Marco Gaiotti
Fenicotteri minori intenti a nutrirsi nelle acque alcaline di un lago della Rift Valley
Rift Valley
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Margherita Leoni
Pseudobombax grandiflorum
Acquerello su carta intelata
210x140 cm (dittico), 2020
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Margherita Leoni
Paeonia
Acquerello su carta, 114x103
2020
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Margherita Leoni
Prugno
Acquerello su carta, 101x65 cm, 2018
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Luciano Mello Witkowski Pinto
Giaguaro chiaro
Ceramica attica
42x94,5x94 cm, 2010
Giaguaro nero
Bucchero
42x94,5x94 cm, 2007
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Margherita Leoni
Victoria amazonica
Acquerello su carta, 70x100 cm, 2017
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Luciano Mello Witkowski Pinto
Lo scultore brasiliano Luciano Mello Witkowski Pinto, beneficiando della sua sensibilità, lingua e cultura d’origine, ha potuto studiare e interpretare le ultime popolazioni indigene che ancora resistono nell’Amazzonia. Questi indios vivono in stato di isolamento volontario e rifiutano il contatto con la società. Sono in stretto rapporto fisico e mitico con il loro territorio e dipendono dalle sue risorse naturali. L’importanza di avere un territorio che sia ecologicamente in equilibrio è una condizione sine qua non perché abbiano l’essenziale per il loro auto sostentamento.
In essenza, gli indios sono i guardiani protettori d’immense ricchezze forestali, idriche, della fauna e della flora. Il Brasile ha la maggior quantità di indios isolati del mondo, la maggior parte s’incontra in Amazzonia sotto il parallelo 10: sono 28 i gruppi confermati e 86 da confermare.
I territori occupati da questi indigeni sono minacciati da grandi progetti governativi e privati, da invasioni illegali per il disboscamento, l’estrazione mineraria, il narcotraffico, l’agribusiness e dalla speculazione immobiliare. È in corso un sterminio programmato degli indios isolati. Lo scultore Mello plasmando la materia, sia l’argilla o i pigmenti, ci restituisce parte dei colori, della vita quotidiana di queste tribù in via d’estinzione.
La tecnica
Fra le tecniche che lo scultore utilizza per l’esecuzione delle sue sculture vi è la ceramica nera cosiddetta bucchero. Il bucchero è una ceramica di corpo nero e di superficie nera lucida, prodotta dagli etruschi e dagli aztechi fin dal VII secolo a.C. Mello la utilizza per le sue sculture perché rende magnifica la superficie dell’opera per le sue caratteristiche cromatiche che vanno dal metallico argenteo al nero fosco. Il nero lucido e le sfumature argentee metalliche mettono in risalto i volumi ed i dettagli del modellato.
Oggi è possibile produrre buccheri usando tecniche moderne che rispettano gli stessi principi e metodi usati molti secoli fa. Per la modellazione di scultura in grande formato, realizzata in bucchero, prepara un impasto ceramico fatto con tre tipi di argille ferruginose (ricche di ossido di ferro), carbonato di calcio e un’alta percentuale di inerte (chamote). Nella fase di modellazione, le misure della scultura sono più grandi del 5% rispetto all’opera cotta, perché si deve considerare il ritiro dell’argilla causato dall’evaporazione dell’acqua durante l’essicazione. L’essicazione della scultura può durare mesi ed è fondamentale che sia lenta per non produrre tensioni che risultino in crepe nelle pareti della scultura. Prima della cottura la superficie della scultura è trattata con una “vernice” argilla finissima la quale già al momento dell’applicazione è auto lucidante e non ha bisogno di levigazione. La cottura del bucchero è realizzata ad una temperatura di 950 gradi in atmosfera riducente (cottura senza ossigeno) in presenza di molto fumo prodotto dalla combustione di segatura e materie organiche. La combustione lenta della legna provoca agenti riducenti come l’ossido di carbonio che in combinazione con l’ossido ferrico (rosso) presente nell’argilla lo trasforma in ossido ferroso (nero).
Oltre al bucchero, Mello lavora con altre tecniche della ceramica archeologica come ad esempio la ceramica attica, il blu egiziano ed anche i materiali contemporanei come i compositi fibro rinforzati.
Lorenza Salamon
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Luciano Mello Witkowski Pinto
Spia
composito e pigmento blu
141x100x42 cm, 2019
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